Le distribuzioni
Iniziamo anche questo capitolo predendo in esame uno dei più frequenti errori che si compiono: "Qual è l'ultima versione di Linux?" oppure "Quale versione devo installare?". Queste due frasi non hanno di per sé alcun senso, visto che non esiste una "versione di Linux", né tantomeno una che convenga installare al posto di un'altra. Ciò di cui invece ha senso parlare è, casomai, la versione del kernel di Linux e la distribuzione da installare. Se del primo ci interesseremo più avanti, le distribuzioni sono l'argomento che tratteremo in queste pagine.
Fare la solita lista delle distribuzioni ci sembra qualcosa di abbastanza inutile, ed abbiamo così deciso di illustrare per sommi capi solamente le distribuzioni più note; sappiate comunque che, oltre alle sei che citeremo ne esistono molte altre, alcune note altre praticamente sconosciute nel nostro paese.
Partiamo con un nome molto noto: RedHat. Questa distribuzione, che è alla base di moltissime altre distribuzioni, sembra essere una delle più complete nel panorama Linux anche se, per ciò che molti chiamano "commercializzazione", sembra che l'eccessiva fretta nel rilasciare nuove versioni con software aggiornato porti spesso ad un numero troppo alto di bug (errori del software) che risultano fastidiosi all'utente finale. Non va dimenticato comunque che, grazie al lavoro della casa produttrice nonchè degli utenti e degli sviluppatori, i bug riscontrati abbiano spesso vita molto breve.
Se RedHat è la distribuzione più nota a livello mondiale, Debian è la distribuzione che meglio incarna la filosofia del software open source. I cd ufficiali, infatti, contengono solamente software protetto da licenza GPL o equivalente, sebbene sia possibile avere anche un ulteriore cd contenente il software detto non-free (perché protetto da licenza proprietaria o perché, sebbene GPL, dipende da software non libero). Debian, oltre che un'ottima distribuzione è la dimostrazione di come con il solo software libero sia possibile allestire server completi e, negli ultimi periodi, anche avere un'ottima stazione di lavoro per i compiti di tutti i giorni. Un elemento penalizzante (a detta di molti, sebbene noi non ci troviamo d'accordo!) è la presenza di un tool di installazione gidicato troppo complesso e la mancanza di strumenti che rendano facili l'amministrazione del sistema.
Un'altra distribuzione molto nota ed utilizzata anche in Italia è la tedesca SuSE; questa distribuzione sembra davvero essere (Debian a parte) la distibuzione corredata dal maggior numero di applicazioni. Inoltre, cosa non di poco conto, è corredata di un tool (YAST, acronimo per 'Yet Another Setup Tool', ossia 'l'ennesimo tool di setup') che permette sia una facile installazione agli utenti poco esperti che una veloce amministrazione agli utenti più smaliziati, che comunque sembrano sempre preferire il lavoro fatto a mano.
Quarta distribuzione della nostra brevissima carrellata è Slackware, che si dice sia la preferita dai più esperti per la mancanza quasi totale di tools di configurazione: tutto questo lavoro deve essere svolto manualmente, vero incubo per gli utenti agli inizi! Il lato positivo è comunque che, se si sa come agire per configurare il sistema, si avrà sempre tutto sotto il massimo controllo.
L'ultima distribuzione è OpenLinux di Caldera: la particolarità di questa distribuzione è, oltre ad un setup semplificato ed assistito, il target a cui si rivolge. OpenLinux è infatti pensata come "distribuzione per l'ufficio" e viene fornita, al contrario di RedHat, di software non recentissimo (a meno di reali necessità) e per questo più testato e, almeno in teoria, privo di bug e sicuro. Per un uso domestico, comunque, ci sembrano più appropriate altre distribuzioni.
A questo punto abbiamo tracciato per sommi capi i profili delle distribuzioni più note: ma la sostanza è diversa da distribuzione a distribuzione? Certamente no, il cuore del sistema è sempre lo stesso kernel ed il software, sebbene possa essere più o meno recente, è sempre il medesimo; inoltre, nonostante la presenza di tools di configurazione e di amministrazione, è sempre possibile armarsi di editor ed andare a configurare a mano tutto il sistema.
Ma allora, cosa differenzia le distribuzioni? Spesso, una volta installate e configurate, veramente poco! Altre volte, invece, i file e le directory sono organizzati in maniera differente per scelta di chi produce la distribuzione (visto che nulla in Linux è imposto): ad esempio, gli script di inizializzazione del sistema (detti script di init, di cui ci interesseremo a breve) si possono trovare in /etc/init.d oppure in /etc/rc.local/init.d; ancora, determinate distribuzioni definiscono delle 'policy' per cui, ad esempio, la radice di tutte le librerie debba essere collocata in una determinata directory e via dicendo.
Una volta che si sappia come gestire il sistema, comunque, si riuscirà senza troppi problemi a destreggiarsi anche davanti a tali problemi per, ad esempio, un cambio di distribuzione o la reale necessità di lavorare con un sistema differente.
tratto da www.linux.html.it
Iniziamo anche questo capitolo predendo in esame uno dei più frequenti errori che si compiono: "Qual è l'ultima versione di Linux?" oppure "Quale versione devo installare?". Queste due frasi non hanno di per sé alcun senso, visto che non esiste una "versione di Linux", né tantomeno una che convenga installare al posto di un'altra. Ciò di cui invece ha senso parlare è, casomai, la versione del kernel di Linux e la distribuzione da installare. Se del primo ci interesseremo più avanti, le distribuzioni sono l'argomento che tratteremo in queste pagine.
Fare la solita lista delle distribuzioni ci sembra qualcosa di abbastanza inutile, ed abbiamo così deciso di illustrare per sommi capi solamente le distribuzioni più note; sappiate comunque che, oltre alle sei che citeremo ne esistono molte altre, alcune note altre praticamente sconosciute nel nostro paese.
Partiamo con un nome molto noto: RedHat. Questa distribuzione, che è alla base di moltissime altre distribuzioni, sembra essere una delle più complete nel panorama Linux anche se, per ciò che molti chiamano "commercializzazione", sembra che l'eccessiva fretta nel rilasciare nuove versioni con software aggiornato porti spesso ad un numero troppo alto di bug (errori del software) che risultano fastidiosi all'utente finale. Non va dimenticato comunque che, grazie al lavoro della casa produttrice nonchè degli utenti e degli sviluppatori, i bug riscontrati abbiano spesso vita molto breve.
Se RedHat è la distribuzione più nota a livello mondiale, Debian è la distribuzione che meglio incarna la filosofia del software open source. I cd ufficiali, infatti, contengono solamente software protetto da licenza GPL o equivalente, sebbene sia possibile avere anche un ulteriore cd contenente il software detto non-free (perché protetto da licenza proprietaria o perché, sebbene GPL, dipende da software non libero). Debian, oltre che un'ottima distribuzione è la dimostrazione di come con il solo software libero sia possibile allestire server completi e, negli ultimi periodi, anche avere un'ottima stazione di lavoro per i compiti di tutti i giorni. Un elemento penalizzante (a detta di molti, sebbene noi non ci troviamo d'accordo!) è la presenza di un tool di installazione gidicato troppo complesso e la mancanza di strumenti che rendano facili l'amministrazione del sistema.
Un'altra distribuzione molto nota ed utilizzata anche in Italia è la tedesca SuSE; questa distribuzione sembra davvero essere (Debian a parte) la distibuzione corredata dal maggior numero di applicazioni. Inoltre, cosa non di poco conto, è corredata di un tool (YAST, acronimo per 'Yet Another Setup Tool', ossia 'l'ennesimo tool di setup') che permette sia una facile installazione agli utenti poco esperti che una veloce amministrazione agli utenti più smaliziati, che comunque sembrano sempre preferire il lavoro fatto a mano.
Quarta distribuzione della nostra brevissima carrellata è Slackware, che si dice sia la preferita dai più esperti per la mancanza quasi totale di tools di configurazione: tutto questo lavoro deve essere svolto manualmente, vero incubo per gli utenti agli inizi! Il lato positivo è comunque che, se si sa come agire per configurare il sistema, si avrà sempre tutto sotto il massimo controllo.
L'ultima distribuzione è OpenLinux di Caldera: la particolarità di questa distribuzione è, oltre ad un setup semplificato ed assistito, il target a cui si rivolge. OpenLinux è infatti pensata come "distribuzione per l'ufficio" e viene fornita, al contrario di RedHat, di software non recentissimo (a meno di reali necessità) e per questo più testato e, almeno in teoria, privo di bug e sicuro. Per un uso domestico, comunque, ci sembrano più appropriate altre distribuzioni.
A questo punto abbiamo tracciato per sommi capi i profili delle distribuzioni più note: ma la sostanza è diversa da distribuzione a distribuzione? Certamente no, il cuore del sistema è sempre lo stesso kernel ed il software, sebbene possa essere più o meno recente, è sempre il medesimo; inoltre, nonostante la presenza di tools di configurazione e di amministrazione, è sempre possibile armarsi di editor ed andare a configurare a mano tutto il sistema.
Ma allora, cosa differenzia le distribuzioni? Spesso, una volta installate e configurate, veramente poco! Altre volte, invece, i file e le directory sono organizzati in maniera differente per scelta di chi produce la distribuzione (visto che nulla in Linux è imposto): ad esempio, gli script di inizializzazione del sistema (detti script di init, di cui ci interesseremo a breve) si possono trovare in /etc/init.d oppure in /etc/rc.local/init.d; ancora, determinate distribuzioni definiscono delle 'policy' per cui, ad esempio, la radice di tutte le librerie debba essere collocata in una determinata directory e via dicendo.
Una volta che si sappia come gestire il sistema, comunque, si riuscirà senza troppi problemi a destreggiarsi anche davanti a tali problemi per, ad esempio, un cambio di distribuzione o la reale necessità di lavorare con un sistema differente.
tratto da www.linux.html.it
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