wi-fi libero in Italia

Era nell'aria da tempo e ora è arrivata la notizia: il wi-fi verrà liberalizzato. Addio decreto Pisanu. La notizia è tratta da: http://www.repubblica.it/politica/2010/11/05/news/pacchetto_sicurezza-8775432/?ref=HREC1-3
Un breve estratto: Wi-fi, cosa cambia. Dal primo gennaio le connessioni wi-fi da luoghi pubblici saranno più libere e presto, probabilmente, anche più diffuse sul territorio italiano. Il disegno di legge presentato da Maroni infatti fa scadere il 31 dicembre l'articolo 7 del decreto Pisanu, quello contenente obblighi e restrizioni per chi offre servizi di accesso internet in luoghi pubblici. Non si può parlare di liberalizzazione del Wi-Fi, perché il disegno dispone anche che resteranno alcuni obblighi a tutela della sicurezza pubblica. A definirli saranno, entro fine anno, i ministeri dello Sviluppo Economico, Innovazione e Interno. "Da qui a dicembre - ha detto Maroni - valuteremo quali siano gli adeguati standard di sicurezza e dal 1 gennaio i cittadini saranno liberi di collegarsi ai sistemi Wi-Fi senza le restrizioni introdotte cinque anni fa e che oggi sono superate dall'evoluzione tecnologica". Nel frattempo il disegno di legge dovrà comunque passare dall'approvazione del Parlamento. L'iter insomma è appena iniziato e l'incognita principale è quali saranno questi nuovi obblighi che sostituiranno quelli del Pisanu. Un'idea di fondo però sembra assodata: il governo vuole norme che al tempo stesso assicurino la sicurezza pubblica e non frenino più del necessario lo sviluppo del Wi-Fi in Italia.
Che cosa dice il decreto Pisanu. In effetti le attuali norme sono state un ostacolo allo sviluppo di internet nei luoghi pubblici, come segnalano tutti gli addetti ai lavori e gli esperti. E cioè: il fornitore di Wi-Fi (bar, ristoranti, circoli vari, per esempio) in Italia deve identificare in modo certo l'utente e registrarne il traffico, per poi dire alle forze dell'ordine, in caso di reati, chi ha fatto cosa con quella connessione. "Ma in Francia, Germania e Regno Unito c'è solo l'obbligo di registrare il traffico in forma anonima. Senza che il fornitore debba identificare l'utente in modo preventivo", spiega Fulvio Sarzana, avvocato esperto di questi temi. Adesso i fornitori identificano gli utenti in due modi, in Italia: chiedono il documento d'identità, la carta di credito (se la navigazione è a pagamento) oppure utilizzano un sistema via sim. L'utente cioè telefona o manda sms a un numero, per avere la password con cui navigare in Wi-Fi. "Mafiosi o terroristi certo non userebbero i propri veri documenti d'identità o sim a loro intestate. Quest'obbligo quindi non ha senso - continua Sarzana - mentre è opportuno, per le indagini, registrare il traffico anonimo come si fa nel resto d'Europa. Serve per sapere che cosa ha fatto il criminale su internet".

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